“Riflette sulla durata, sul tempo e sul valore dell’immagine la pittura di Evita Andújar di cui la Casa del Rigoletto di Mantova ha, da pochissimi giorni, aperto una personale composta da opere recenti. Sulle sue tele si compie incessantemente il “miracolo” dell’apparizione di un ritratto che allontana, però, da sé il senso di riconoscibilità, di personalizzazione e di identità che lo dovrebbero connotare per determinare, invece, con figure quasi “in fuga”, il senso di quanto oggi consumiamo con gli occhi.
Le pennellate, accurate e svelte, precise e scomposte, traducono le contraddizioni del nostro tempo che, perennemente alla ricerca di sensazioni fugaci e di novità a tutti i costi, di auto affermazione e celebrazione pubblica, finisce con lo svilire la potenza espressiva dell’immagine stessa attuandone una veloce e inesorabile consumazione che condanna il visibile ad essere ricordo breve e labile. Social e selfie, nuovi sistemi di comunicazione sono beni attuali per la comunicazione contemporanea, ma anche una condanna per i rapporti del presente che vivono sempre di più l’abitudine alla leggerezza e alla superficialità: Andújar riporta al centro il ruolo della pittura che, impossessandosi del lessico consumistico dei nuovi sistemi di comunicazione, ristabilisce una peculiare “ri-connessione” non solo con un codice di rappresentazione tradizionale reso “contemporaneo” nello spunto, ma anche con la logica presente delle nuove estetiche comunicative.
I soggetti dell’artista vivono di una deformazione intuitiva e programmata, tanto libera e spontanea quanto definita e attentamente ricercata, che de-struttura una bellezza che deve essere ri-pensata e ri-ammirata nella sua profondità autentica: la complessità della sedimentazione delle pennellate, che lasciano emergere e trasparire tutto l’apporto sensibile e sentimentale della scrittura pittorica di Andújar, rimanda al desiderio di liberare definitivamente l’animo dei suoi soggetti. Il colore si scioglie e sfalda le visioni, lascia che lo sguardo, senza incontrarne un altro, possa rimanere colpito e affascinato da un mistero (forse) da svelare.
La progressione corrosiva e incidente del segno pittorico porta l’artista ad innervare di una vitalità autentica e spontanea, destinata ad un’irreversibile definizione della visione, ritrovata non sulla tela (e di conseguenza men che meno sullo schermo di un tablet o di uno smartphone), ma direttamente nella più profonda logica e anima del pensiero capace di attivarsi nuovamente davanti ad una bellezza prorompente nella sua in-deducibile identità liquida e fuggente.
Dobbiamo concentrarci, approfondire e rimanere in contemplazione per cogliere la ragione più intima di questo fascino attivato dai dipinti di Andújar. Dobbiamo trovare la qualità di quel tempo che cerchiamo oggi di moltiplicare nella velocità, ma che non sappiamo più ascoltare ed assecondare nella calma del suo mistero.”
(dall’articolo Mantova accogli la Bellezza “Liquida” della pittura di Evita Andújar di Matteo Galbiati per Espoarte.net 7 Marzo 2019)